Indicazioni sulla valutazione e riduzione del rischio per i fabbricanti delle macchine e i responsabili della loro immissione in commercio. Il metodo proposto da Suva: le fasi di identificazione dei pericoli e stima del rischio.
L’identificazione dei pericoli delle macchine
Identificare sistematicamente tutti i pericoli, le situazioni e gli eventi pericolosi relativi alle varie fasi del ciclo di vita della macchina “è il presupposto necessario per poter ridurre i rischi correlati”.
Si segnala, in particolare, che per prima cosa “bisogna individuare tutte le situazioni che possono verificarsi durante il ciclo di vita della macchina”.
Ed è bene descrivere dunque “tutte le fasi del ciclo di vita della macchina e le sue modalità di funzionamento, stabilendo esattamente la sequenza delle singole attività e fasi di lavoro eseguite dall’uomo o dalla macchina”. Si suggerisce poi di fare riferimento a questo lavoro “anche come base per la stesura del manuale d’uso, in modo da garantire un utilizzo successivo della macchina consono alla valutazione e alla riduzione dei rischi effettuate”.
Se poi in determinate situazioni “si presentano dei pericoli, questi vanno rilevati attribuendoli alla fase di lavoro corrispondente. Se gli stessi pericoli si presentano anche in altre fasi di lavoro della stessa modalità di funzionamento, non è necessario rilevarli una seconda volta qualora la situazione pericolosa sia identica. In linea generale è possibile registrare un pericolo descrivendone l’origine (ad es. lama rotante della sega) e/o il danno (ad es. pericolo di taglio)”.
Il documento riporta poi in allegato (fonte: EN ISO 12100, appendice B) un elenco dei potenziali pericoli che può contribuire a identificare i pericoli.
A questo proposito viene riportata una frase proprio dalla norma EN ISO 12100: “si assume che, quando presente su un macchinario, un pericolo determini presto o tardi un danno se non si implementano una o più misure di protezione”.
Definire le cause del pericolo e del danno
La fase successiva della procedura – continua il documento – consiste nel “descrivere il danno massimo che può derivare da ogni situazione pericolosa individuata”.
Con riferimento all’esempio di una sega circolare sono riportati vari esempi relativi ad alcuni pericoli e danni relativi rilevati.
Riguardo poi alle cause del pericolo e del danno, in realtà la norma EN ISO 12100 “non prevede che, nell’ambito della valutazione del rischio, vengano determinate le cause di un pericolo. Tuttavia è consigliabile individuare le cause del pericolo e del danno poiché ciò aiuta a stimare il rischio e a stabilire le misure di protezione necessarie”.
Questa alcune domande che aiutano a individuare le cause:
Un’altra modalità di determinazione delle cause è poi “l’analisi basata sull’albero dei guasti. Se il danno derivante da una situazione pericolosa è noto, è possibile individuare sistematicamente i fatti che ne costituiscono i presupposti”.
Riportiamo dal documento lo schema dell’analisi basata sull’albero dei guasti per la lesione alla mano prodotta dalla lama rotante della sega:
La stima e classificazione del rischio
Si ricorda che l’obiettivo della stima del rischio “è quello di individuare il rischio massimo di ogni situazione pericolosa”. E per farlo “occorre determinare la gravità del danno e la probabilità di accadimento. Vanno considerate anche le diverse possibilità di andamento di un danno. Da una situazione pericolosa può derivare un danno sotto forma di lesione (andamento acuto) o di danno alla salute (andamento cronico)”.
Inoltre un danno alla salute può derivare (come ad esempio per la perdita dell’udito) “da un’esposizione cumulativa superiore a un livello nocivo per un determinato periodo. La gravità del danno e la probabilità di accadimento dipendono dalla quantità totale nel corso del tempo”.
Se esistono diversi approcci per la stima del rischio, il metodo Suva proposto “utilizza la procedura basata su una matrice di rischio. Il rischio di ogni situazione pericolosa viene classificato secondo livelli approssimativi chiari in base alla gravità del danno e alla probabilità di accadimento. La conoscenza delle cause contribuisce a stimare il rischio”.
In particolare il metodo Suva classifica la gravità del danno in base ai “seguenti livelli:
E si indica che in generale, “la gravità del danno dipende dall’energia con cui il pericolo agisce sulla parte del corpo colpita e dalla sensibilità di quest’ultima. Ad esempio, se durante un’operazione di taglio un profilato viene spinto via perché non correttamente fissato, la gravità del danno causato dall’energia cinetica può essere maggiore rispetto a quella causata da un truciolo nella medesima situazione. Ma se il truciolo colpisce l’occhio, nonostante la scarsa energia cinetica, la gravità del danno può essere importante a causa dell’elevata sensibilità degli occhi”.
Inoltre il metodo Suva classifica la probabilità di accadimento in base ai seguenti livelli:
È inoltre possibile stimare la probabilità di accadimento del danno anche determinandone i tre elementi costitutivi:
Concludiamo rimandando alla lettura integrale del documento che riporta altre indicazioni e grafici sulle fasi procedurali illustrate e a futuri articoli per la presentazione della parte riguardante la ponderazione e la riduzione del rischio.
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