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Con il caldo si allentano le misure di contenimento del Covid-19 ma nei locali al chiuso e in presenza di molte persone continua a restare obbligatorio indossare la mascherina.  Il caso derivato dal tribunale di Venezia sent. n.387/21 che risponde alle domande:

Posso evitare di indossare la mascherina per il caldo? La mascherina è obbligatoria nei posti di lavoro?Cosa rischia il dipendente che non la indossa e quali sono gli obblighi del datore di lavoro? 

Un esempio lo possiamo trarre dal caso di cassazione del tribunale di Venezia che ha sospeso dal servizio – e dallo stipendio – per tre giorni il lavoratore che rifiuta d’indossare la mascherina perché fa «un caldo che non si respira». 

CASSAZIONE SCARICABILE QUI

Nel caso di specie, peraltro, a rendere ancora più grave la condotta del dipendente, c’era il protocollo aziendale che imponeva l’uso dei dispositivi di protezione.

Inutile definire l’obbligo «incostituzionale e illegittimo» se tanto il legislatore quanto la magistratura vanno nel senso opposto. Il cittadino non ha il potere della disobbedienza civile, istituto non riconosciuto dal nostro ordinamento. 

Peraltro, non si deve dimenticare che l’articolo 2087 del Codice civile impone al datore di lavoro di tutelare la salute dei dipendenti e dei clienti nei luoghi di lavoro, ancor di più oggi che sussistono il pericolo di contagio e la situazione di emergenza. E il Decreto Legge 18/2020, approvato nei giorni bui del lockdown, equipara agli infortuni sul lavoro le infezioni da Sars-Cov-2 contratte in servizio.

Insomma, il datore di lavoro, nell’ottica di adempiere a tale obbligo di sicurezza impostogli dalla legge, può (anzi deve) sospendere dal lavoro il dipendente che rifiuta di indossare la mascherina, anche se quest’ultimo è soffocato dal caldo e dalla pressione. 

Nel caso di specie, il lavoratore, che era pure responsabile della salute e dell’ambiente, si era presentato alla riunione senza mascherina. Inoltre, in una mail inviata alla direzione, con linguaggio «inappropriato» e perfino «aggressivo», aveva censurato la scelta di imporre l’uso delle mascherine nei corridoi, spogliatoi e bagni del magazzino. 

I due protocolli siglati a marzo e aprile 2020 da Governo e parti sociali indicano solo le linee guida per contrastare il virus nelle attività produttive. Avvisando che misure più incisive possono essere adottate in base alle peculiarità della singola organizzazione. Così com’è avvenuto nel caso di specie. 

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note[1] Trib. Venezia, sent. n.387/21.