
Regione Emilia-Romagna | Digital Export 2020
1 Luglio 2020
Prevenzione del disagio Termico causato dai DPI obbligatori da Covid
6 Luglio 2020In relazione all’emergenza COVID-19 e all’arrivo dell’estate con le conseguenti alte temperature e le possibili ondate di calore, è utile fornire ai lettori informazioni sul miglioramento della qualità dell’aria indoor, sui suggerimenti relativi al ricambio dell’aria (naturale, meccanico, centralizzato e non) e sull’utilizzo di attrezzature e impianti per ventilare e rinfrescare gli ambienti di lavoro e gli ambienti di vita.
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Luoghi di lavoro: pulizia degli ambienti e uso dei ventilatori
Riguardo ai luoghi di lavoro il rapporto si sofferma anche sul caso in cui alcuni ambienti siano dotati di ventilatori a soffitto o portatili a pavimento o da tavolo che comportano un significativo movimento dell’aria.
Si consiglia di porre “grande attenzione nell’utilizzo in presenza di più persone” e, in ogni caso, si ricorda di “posizionare i ventilatori ad una certa distanza, e mai indirizzarli direttamente sulle persone. Si sconsiglia l’utilizzo di queste apparecchiature in caso di ambienti con la presenza di più di un lavoratore”.
Il documento si sofferma poi sulla pulizia degli ambienti.
Si indica che gli addetti/operatori professionali che svolgono le attività di pulizia quotidiana degli ambienti e/o luoghi (spolveratura e spazzamento ad umido o con panni cattura-polvere, lavaggio, disinfezione, ecc.) “devono correttamente seguire le procedure, i protocolli, le modalità iniziando la pulizia dalle aree più pulite verso le aree più sporche”, e adottare l’uso di dispositivi di protezione individuale (a questo proposito il documento rimanda ad altri documenti e alle normative vigenti). Bisogna “evitare di eseguire queste operazioni di pulizia/disinfezione in presenza di dipendenti o altre persone”.
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Le modalità di contagio aerogeno con impianti di climatizzazione e ventilazione
Il Rapporto, a cura del Gruppo di Lavoro Ambiente-Rifiuti COVID-19, ricorda che tra le possibili vie di trasmissione del virus SARS-CoV-2 vi sono, “le goccioline (droplet), il bioaerosol (droplet nuclei) di origine respiratoria e, potenzialmente, il bioaerosol originato dagli impianti di scarico fecali”.
Riprendiamo dal documento una schematizzazione delle vie di trasmissione del virus (in rosso quelle accertate):
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Si indica che le emissioni respiratorie “sono costituite da goccioline di vario diametro. Quelle più piccole evaporano rapidamente, formando un aerosol di nuclei residui, costituito dalle componenti non acquose dell’espettorato (circa 2% della massa espulsa) e dagli eventuali virus o altri patogeni. Il bioaerosol costituisce una frazione ridotta dell’espettorato, inferiore al 5%”. Pertanto – continua il rapporto – “il rischio di contagio associato all’aerosol è ridotto. Ciononostante, poiché rimane in sospensione a lungo, specie in assenza di adeguato ricambio dell’aria nell’ambiente, costituisce una concreta fonte di rischio”.
Dunque “gli impianti di climatizzazione e di ventilazione possono mitigare o acuire il rischio di contagio aerogeno. Infatti, la movimentazione dell’aria in ambiente può incrementare la gittata delle gocce o determinare lo spostamento dell’aerosol verso una diversa porzione dell’ambiente, investendo altri occupanti e favorendone il contagio. L’immissione di aria esterna determina una diluizione dei patogeni, riducendo la carica virale media e quindi la probabilità di contagio, mentre il ricircolo può diventare fonte di rischio. D’altra parte, l’impianto di ventilazione, qualora la ripresa dell’aria non avvenga nello stesso ambiente di immissione, in modo bilanciato, può comportare la diffusione dei patogeni verso gli ambienti adiacenti”.
Quindi “la gestione dell’impianto di climatizzazione e di ventilazione deve essere adeguata alle caratteristiche dell’impianto e alla modalità d’uso degli ambienti. Nonostante vi siano indizi di contagio di altri coronavirus provenienti dall’aria esterna, la ridotta probabilità di contagio mediante aerosol, unitamente alla forte diluizione dei patogeni nell’aria esterna, consentono di considerarla adeguata per la ventilazione, anche in assenza di specifica filtrazione, negli ambienti civili ordinari (non ospedalieri)”.
Rimandiamo alla lettura nel dettaglio delle altre informazioni fornite nel rapporto, ad esempio riguardo alla diffusione dell’aria all’interno di una medesima zona e tra zone distinte, e veniamo ad alcune raccomandazioni operative.
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Le raccomandazioni operative per la gestione degli impianti
Il rapporto riporta poi indicazioni per “impianti correttamente installati e oggetto di una regolare manutenzione e pulizia, conformi alla normativa vigente in materia, con particolare riguardo a sicurezza e igiene”.
Tuttavia per definire raccomandazioni operative per la gestione degli impianti di climatizzazione si indica che “deve essere tenuta in considerazione e valutata una matrice di rischio per la trasmissione di SARS-CoV-2, attraverso tali impianti. Tale matrice si basa su criteri epidemiologici correlati allo stato di diffusività tra la popolazione del virus (Rt) in una data Regione e sulla tipologia di occupanti gli ambienti climatizzati in riferimento al DM Salute 30/04/2020”:
- Probabilità Molto bassa: nessun nuovo caso negli ultimi 5 giorni
- Probabilità Bassa: Trend dei casi stabile, R*t ≤1, nessun aumento di numero o dimensione dei focolai
- Probabilità Moderata: Trasmissione diffusa gestibile con misure locali (cosiddette ‘zone rosse’, accesso controllato)
- Probabilità Alta: Trasmissione diffusa non gestibile con misure locali
*Rt è il tasso di contagiosità dopo l’applicazione delle misure atte a contenere il diffondersi della malattia.
Deve poi essere presa in considerazione la possibilità che, “nell’ambiente possa esserci la presenza di persone provenienti da altre Regioni/Province Autonome, anche transitoriamente, transitoriamente, mentre in genere il riferimento è a:
- Occupanti abituali: persone che utilizzano l’ambiente in modo continuativo per diversi giorni consecutivi (es., impiegato, commessa)
- Occupanti occasionali: persone che utilizzano l’ambiente in modo saltuario o che non hanno utilizzato l’ambiente il giorno precedente (es. cliente di un negozio, partecipante ad una riunione)”.
Attraverso tali criteri è possibile costruire “una matrice di rischio ambientale che, nel rispetto dell’utilizzo di mezzi di barriera o strumenti di protezione individuale ed il mantenimento della distanza fisica, possa tenere conto del grado di rischio in funzione dell’utilizzo dell’ambiente e della potenziale presenza di un soggetto positivo al SARS-CoV-2”.
Rimandiamo alla tabella che riporta tale livello di rischio con riferimento anche a differenti modalità di occupazione:
- Ufficio senza presenza di ospiti
- Ristorante, parrucchiere, sala riunioni, cinema, teatro (zona spettatori)
- Officina (senza postazioni individuali), cucina di ristorante
- Negozio con esposizione, bar, atrio/hall, stazione ferroviaria, aeroporto, museo
- Attività di assistenza medico-sanitaria
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