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Fondi Interprofessionali sono uno strumento fondamentale per le imprese, che possono ottenere rimborsi per i corsi di formazione organizzati per i propri dipendenti e management.

Cosa sono? 

I Fondi Interprofessionali sono entità che nascono dall’associazione tra sindacati, sia di parte datoriale che dei lavoratori, e che hanno come finalità quella di promuovere attività di formazione dei lavoratori tramite meccanismi di rimborso o gratuità per l’azienda.

Da dove provengono le risorse dei fondi? 

Dalla fine degli anni ’70 esiste un contributo INPS che le aziende versano all’Istituto Previdenziale per ciascun dipendente. Si tratta del Contributo per la disoccupazione involontaria, composto di una quota (0,30%) destinata alla formazione dei lavoratori. Nel 2000, con la Legge n. 388, nascono i Fondi Interprofessionali (ad oggi sono circa 20), alimentati dalla scelta delle aziende di “dirottare” dall’INPS questo contributo dello 0,30% nei loro confronti. In sostanza, le imprese possono scegliere il Fondo a loro più congeniale, destinando gli la quota di contributo mensile moltiplicata per il numero dei propri dipendenti

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Quanto versano le aziende, ogni anno, per i Fondi Interprofessionali?

Giusto per avere un’idea, la quota dello 0,30% corrisponde mediamente a circa 40-50€ all’anno per ogni lavoratore. Certo, un’impresa con due dipendenti versa molto poco, ma una che invece ne ha 200 potrebbe arrivare fino a 10.000€ all’anno di contributi destinati al Fondo di sua scelta.

È bene considerare, inoltre, che queste risorse vengono girate in ogni caso all’INPS: l’azienda non può decidere di trattenerle per sé ma, semmai, scegliere di dirottarle in un Fondo.

Si tratta, insomma, di un costo previdenziale obbligatorio: ecco perché, dal momento che viene data la possibilità di recuperarlo, bisogna fare in modo che possa tornare a beneficio dell’azienda.

Come aderire ai Fondi Interprofessionali?

Affidarsi a un buon consulente per aderire a un Fondo è fondamentale per avere il supporto di una figura che sappia valutare quali opportunità e strumenti di finanziamento meglio si adattano all’azienda.

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Ecco com’è strutturato l’iter di adesione ai progetti formativi:

  • Presentazione dei progetti. Un consulente esperto o un Ente di formazione competente in materia hanno la capacità di progettare un buon piano formativo e sapere quali criteri di valutazione utilizza il Fondo nell’attribuire i punteggi ai singoli parametri (e quindi all’intero progetto). Solo dopo aver valutato ogni punto oggetto di valutazione è possibile scrivere un progetto che ha possibilità di vincere e poter essere avviato. 
  • Avvio e monitoraggio dei progetti. Altra fase delicata riguarda lo svolgimento dei progetti come definito dal Fondo, sia online che offline. Si tratta di un’attività spesso burocratica e complessa, dove la predisposizione della documentazione e dei registri, la comunicazione dei dati di presenza dei partecipanti ai corsi e l’uso delle piattaforme web deve avvenire nei modi e nei tempi previsti.
    Tralasciare anche un solo passaggio può compromettere parte del finanziamento (o tutto, nei casi peggiori).
  • Conclusione e rendicontazione dei progetti. Non meno importante è la chiusura del progetto con la delicata fase di rendicontazione dei costi, che deve avvenire con precisione per evitare qualsiasi riparametrazione del finanziamento richiesto (che può ripercuotersi sull’azienda o sull’Ente di formazione, a seconda dei casi). Il rendiconto può avvenire con l’incarico di un Revisore contabile da parte dell’azienda (purché con questa non abbia rapporti di collaborazione), oppure può essere il Fondo ad assegnarlo d’ufficio.
    In ogni caso, solo dopo la verifica e l’invio di tutta la documentazione con le varie modalità previste, il Fondo provvede ad esaminare il rendiconto e successivamente ad erogare il finanziamento (o a richiedere le opportune integrazioni).

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