Il Green pass sì, no o ni per i lavoratori? L’obbligo a oggi è attivo per 3,4 milioni di utenti ma la platea può crescere e la situazione può cambiare nel corso dei mesi e modifica così il lavoro di molti settori aziendali differenti tra loro.
Pensiamo soprattutto che al 1° settembre il ritorno al lavoro è ufficiale per: aziende, scuole, università, ristoranti e trasporti che porteranno un cambiamento del contesto che al momento non ha una risposta certa.
Attualmente l’orientamento del Governo appare quello di aver reso attivo l’obbligo del green pass non tanto sulle categorie di lavoratori, quanto per luoghi.
Ecco perché il numero dei lavoratori coinvolti dall’obbligo della certificazione potrebbe comunque crescere, rispetto ai 3,4 milioni attuali. Se oggi coinvolge tutti i lavoratori che fruiscono di una mensa aziendale, dal 1° settembre riguarderà tutti i lavoratori che per spostarsi usano i treni. E così via.
Lavoratori obbligati
Molti sono i lavoratori già obbligati al vaccino anti-Covid o ad avere il green pass, fino al 31 dicembre 2021.
Lavoratori NON obbligati
Un vasto numero di lavoratori si trova in una sorta di limbo normativo.
Il Dl 105/2021 ha previsto infatti l’obbligo del green pass, dal 6 agosto, per accedere a ristoranti al chiuso, musei, palestre, piscine, centri benessere, sagre e fiere, convegni e congressi, centri termali, parchi tematici e di divertimento, centri culturali, sale gioco, concorsi pubblici.
L’obbligo è per chi accede in queste strutture: non è specificato in maniera chiara, però, se coloro che ci lavorano debbano ugualmente essere muniti del green pass per svolgere la loro attività. Una situazione singolare, se si considera il vincolo per chi mangia nel ristorante ma il mancato obbligo per chi ci lavora diverse ore al giorno.
La stessa situazione si ripresenta sul fronte dei trasporti: il Dl 111/2021, lo stesso che ha introdotto l’obbligo del green pass per il personale scolastico, prevede anche l’obbligo della certificazione verde anti-Covid, dal 1° settembre, per accedere ad aerei, treni, navi e traghetti, autobus che collegano più di due Regioni. Anche in questo caso, nessun obbligo esplicito è stato introdotto per i lavoratori del settore, come gli autisti e i piloti. I lavoratori che vanno in ufficio in treno, quindi, saranno tenuti ad avere il green pass, ma solo in quanto passeggeri.
Il fatto che non ci sia un obbligo esplicito, però, non impedisce al datore di lavoro di rinunciare alla prestazione dei lavoratori senza green pass o senza vaccino. Il Tribunale di Roma, ad esempio, il 28 luglio, ha ritenuto legittima la sospensione dall’attività e dalla retribuzione di una lavoratrice no vax impiegata in un villaggio. Il datore, secondo il giudice, ha semplicemente rispettato l’obbligo di garantire la sicurezza sul luogo di lavoro, come prescritto dall’articolo 2087 del Codice civile.
La Faq sulle mense aziendali
L’ultimo fronte riguarda la Faq con cui Palazzo Chigi, tre settimane dopo l’entrata in vigore del Dl 105/2021, ha previsto l’obbligo del green pass per la consumazione dei pasti al tavolo, al chiuso, nelle mense aziendali, affidando i controlli ai gestori dei servizi.
Per l’Esecutivo, cioè le mense equivalgono ai ristoranti.
TAMPONI COSA SUCCEDERA’?
Un’altra questione controversa riguarda i tamponi ai lavoratori, che i sindacati chiedono siano concessi in forma gratuita. Anche qui, sarà necessario capire chi dovrebbe accollarsi i relativi costi.
Lo scenario
Che cosa accadrà in autunno? Difficile prevederlo.
Di certo resta la giurisprudenza di merito che finora si è espressa a favore della legittimità della richiesta di vaccinazione o di green pass ai lavoratori, soprattutto quando c’è in gioco la tutela di persone fragili, come gli ospiti delle Rsa.
Caso di cassazioni qui: GLI EVENTI RACCONTANO
Fonte dell’articolo: IL SOLE 24 ORE